La sconfitta della morte
(introduzione e commenti ai testi di Enrica Manna)
La musica del Requiem di Johannes Brahms è ispirata ad una scelta tra i testi sacri della Bibbia: Vangeli, Epistole, Salmi, Apocalisse. Il filo conduttore dei diversi brani riguarda certo la morte, o meglio il rapporto tra la breve vita umana e l’eternità, ma si tratta della morte di coloro che vivono sicuri e si affannano vanamente nell’accumulo di beni, coloro che ignorano che la nostra carne è come l’erba e tutta la gloria terrena appassisce e si dissecca senza apportare gioia.
La gioia vera, profonda, eterna, diventa il motivo centrale ed entusiastico della maggior parte dei brani, il destino delle anime dei giusti che lodano il Signore, che sono stati pazienti nel seminare il bene ed attenderne i frutti, perseveranti nel diffondere opere buone in attesa di raggiungere le dolci dimore da cui risorgeranno con esultanza, vittoriosi e incorrotti, e nessun tormento potrà toccarli!
Il compositore interpreta le domande sardoniche di San Paolo nell’ Epistola ai Corinzi: “Morte, dov’è il tuo dardo? Tod, wo ist dein Stachel?”, “ Inferno, dov’è il tuo trionfo? Holle, wo ist dein Sieg?”, sottolineandole magistralmente con enfasi musicale, e ci consegna un’opera davvero capace, per la sua bellezza, di sconfiggere la morte.
I. Selig Sind– coro
I testi si riferiscono alla condizione dei reduci dall’esilio babilonese, evidenziata sul piano musicale da toni gravi, per affermare subito dopo un senso di consolazione e di luminosità del destino di beatitudine, come un canto di esultanza!
Selig sind, die da Leid tragen, denn sie sollen getröstet werden.
Die mit tranen saen
werden mit freuden ernten
Sie gehen hin und weinen, und tragen edlen Samen,
und kommen mit Freuden und bringen ihre Garben. |
Beati coloro che sopportano la sofferenza
perché saranno consolati
(Vangelo di San Matteo, V 4)
Quelli che hanno seminato nel pianto mietano nella letizia!
Nell’andare piangevano, recando il seme da gettare
vengano ora cantando, nel portare i loro covoni
(Salmo CXXVI, 5-6) |
II. Den alles fleish– coro
Dura poco la vita dell’uomo sulla terra, presto si dissecca come un fiore, e tutta la sua gloria è breve. “Ma la parola del Signore resta per l’eternità”: particolarmente accentuato il tono musicale di questa frase, ad esaltare l’intensità del significato, poiché introduce il successivo Salmo di Isaia, dai toni sublimi che annunciano la gioia dei redenti e il nuovo Israele, simbolo della Chiesa.
Den alles fleish es ist wie gras
und alle herrlichkeit des menschen wie des grases blumen
Das gras ist verdorret und die blume abgefallen
So seid nun geduldig, liebe bruder, bis auf die zukunft des Herrn
Siehe, ein ackermann wartet auf die kostliche frucht der erde
und ist geduldig daruber, bis er empfahe den morgenregen und abendregen
So sei geduldig.
Aber des Herrn wort bleibet in ewigkeit
Die erloseten des Hernwerden wiederkommen
und gen Zion kommen mit jauchzen;
freude, ewige freude, wird uber ihrem haupte sein;
freude und wonne werden sie ergreifen,
und schmerz und seufzen wird weg mussen |
Poiché la carne è come l’erba
e tutta la gloria dell’uomo è come il fiore dell’erba
L’erba si dissecca e il fiore appassisce
(Epistola San Pietro, I, 24)
Così dunque, cari fratelli, siate pazienti fino al ritorno del Signore
Guardate il seminatore: egli attende pazientemente il prezioso frutto della terra
ed è tranquillo nell’aspettare la pioggia del mattino e quella della sera.
Siate pazienti (Epistola San Giacomo, V, 7)
Ma la parola del Signore resta per l’eternità
(Epistola San Pietro I,24)
I redenti del Signore torneranno
e saliranno verso Sion, con possenti grida di gioia;
gioia, gioia eterna scenderà sul loro capo;
avranno gioia ed esultanza,
e dolore e tristezza spariranno
(Isaia, XXXV,10) |
III. Herr, lehre doch mich – baritono e coro
L’incertezza dell’esilio e del proprio destino distilla accenti drammatici all’inizio del brano, ma l’uomo giusto che riflette sulla propria fragilità si rivolge al Signore e spera in Lui. “Le anime dei giusti sono nelle mani del Signore e nessun tormento li tocca”. L’insistenza su questo concetto, ripetuto nella fuga da tutte le sezioni del coro, chiude il brano lasciandoci un senso di tripudio, di vittoria e felicità raggiunta.
Herr, lehre doch mich, dass ein
Ende mit mir haben muss, und mein Leben ein Ziel hat, und ich davon muss.
Siehe, meine Tage sind einer Hand breit von Dir,
und mein Leben ist wie nichts vor Dir.
Ach, wie gar nichts sind alle Menschen, die doch so sicher leben
Sie gehen daher wie ein Schemen,
und machen ihnen viel vergebliche Unruhe:
sie sammeln und wissen nicht, wer es kriegen wird.
Nun, Herr, wes soll ich mich trösten?
Ich hoffe auf Dich.
Der Gerechten Seelen sind in Gottes Hand,
und keine Qual rühret sie an. |
Signore, fammi conoscere il mio destino
il fine della mia vita e perché dovrò partire.
Guarda i mìei giorni sono lo spazio di un istante per Te,
e la mia vita è come niente per Te.
Ahi Come sono nulla tutti gli uomini che vivono così sicuri.
Ma essi spariranno come ombre,
e tutto il loro affannarsi sarà stato vano:
poiché essi accumulano, ma non sanno chi ne approfitterà.
Ora, Signore, chi potrà consolarmi?
lo spero in Te (Salmo XXXIX, 5-8)
Le anime dei giusti sono nelle mani del Signore
e nessun tormento li tocca
(Libro della Sapienza III,1) |
IV. Wie lieblich sind Deine Wohnungen – coro
Attraverso i toni lievi dell’intero brano si può percepire l’aspirazione ad una condizione di felicità e pienezza infinita, che solo le dimore del Signore possono concedere, e solo a chi è consapevole del privilegio di lodare Dio.
Wie lieblich sind Deine Wohnungen,
HerrZebaoth!
Meine Seele verlanget und sehnet sich
nach den Vorhöfen des Herrn;
mein Leib und Seele freuen sich
in dem lebendigen Gott
Wohl denen, die in deinem Hause wohnen,
die loben dich immerdar |
Quanto amabili sono le tue dimore
o Signore delle schiere!
La mia anima langue e sospira
nel desiderio del Signore
il mio cuore e la mia carne
vivono lodando il Signore
Beati coloro che stanno nella tua casa
e continuano a lodarti!
(Salmo LXXXIV, 2-3-5) |
V. Ihr habt nun Traurigkeit – soprano e coro
Una grande consolazione è promessa a chi soffre fatiche e dolori, “Io vi consolerò, come soltanto una madre può consolare suo figlio”. L’evocazione della figura di una madre percorre e addolcisce tutto il brano attraverso gli interventi del Coro, in dialogo con la soprano solista.
Ihr habt nun Traurigkeit; aber ich will euch wiedersehen,
und euer Herz soll sich freuen,
und eure Freude soll niemand von euch nehmen
Ich will euch trösten,
wie einen seine Mutter tröstet
Sehet mich an:
ich habe eine kleine Zeit Mühe und Arbeit gehabt
und habe grossen Trost gefunden |
Così ora siete nella tristezza, ma io vi rivedrò ancora,
e ne gioirà il vostro cuore
e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia
(Vangelo San Giovanni XVI, 22)
Io vi consolerò
come una madre consola suo figlio
(Isaia LXVI, 13)
Guardatemi:
per voi volli provare pene, fatiche e dolori
ed ora ho trovato grande consolazione
(Siracide LI, 35) |
VI. Denn wir haben – baritono e coro
All’iniziale atmosfera di mistero e ricerca segue la rivelazione della verità: nonmorremo tutti ma i giusti risorgeranno incorrotti, quando si compirà la Parola che fu scritta. Molto intenso e ispirato il tono delle Epistole di San Paolo agli Ebrei e ai Corinzi, come la frase finale tratta dall’Apocalisse, sottolineata dall’enfasi musicale della fuga: “Sei degno di ricevere gloria, onore e potenza, Signore, poiché dal nulla tutto hai creato e con la tua volontà hai dato a tutto essenza e vita”.
Denn wir haben hie keine bleibende Statt sondern die zukünftige suchen wir
Siehe, ich sage euch in Geheimnis:
wir werden nicht alle entschlafen, aber alle verwandelt werden;
und dasselbige plötzlich in einem Augenblick, zu der Zeit der letzten Posaune
Denn es wird die Posaune schallen
und die Toten werden auferstehen unverweslich
und wir werden verwandelt werden
Dann wird erfüllet werden das Wort, das geschrieben steht
Der Tod ist verschlungen in den Sieg
Tod, wo ist dein Stachel?
Hölle, wo ist dein Sieg?
Herr, du bist würdig zu nehmen Preis und Ehre und Kraft,
denn du hast alle Dinge erschaffen und durch deinen Willen haben sie das Wesen und sind geschaffen |
Non abbiamo quaggiù una dimora definitiva, ma siamo in cerca di quella futura
(Ep. agli Ebrei XIII, 14)
Ora vi svelo un gran mistero:
non morremo tutti, ma saremo tutti trasformati
in un batter d’occhio,
al suono dell’ultima tromba
Poiché quando squillerà la tromba
i morti risorgeranno incorrotti
e noi saremo trasformati
Allora si compirà la parola che fu scritta
La morte è stata sconfitta
Morte, dov’è il tuo dardo?
Inferno, dov’è il tuo trionfo?
(Ep. I San Paolo ai Corinzi XV, 51-52-54-55)
Signore, Tu sei degno di ricevere gloria, onore e potenza,
poiché dal nulla tutto hai creato e con la tua volontà hai dato a tutto essenza e vita
(Apocalisse IV, 11)
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VII. Selig sind die Toten – coro
La condizione di beatitudine richiama l’inizio del Requiem, e la perfetta armonia dell’ultimo brano conclude un percorso di meditazione alla ricerca di una pace a cui tutta l’umanità dovrebbe avidamente aspirare.
Selig sind die Toten, die in dem Herrn sterben, von nun an
Ja, der Geist spricht, dass sie ruhen von ihrer Arbeit; denn ihre Werke folgen ihnen nach
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Beati i morti che muoiono nel Signore.
Sì, dice lo Spirito, affinché riposino dalla loro fatica;
poiché le loro opere li seguiranno
(Apocalisse XIV, 13) |