(le nostre parti: Gloria al poter supremo, La tua danza)
Scena I
Matilde e Arnoldo.
MATILDE
Arnoldo, e d’onde nasce
La tua disperazion? è questo, parla,
Questo il tenero addio che m’attendea?
Tu parti, ma ben presto
Noi potrem rivederci.
ARNOLDO
Ah! no, qui resto,
Resto per vendicare il padre mio.
MATILDE
Che speri tu?
ARNOLDO
Sangue soltanto io spero.
Ai favori rinunzio della sorte.
A tutto ciò che aspiro,
Alla gloria, a te stessa.
MATILDE
Arnoldo, a me?
ARNOLDO
Fu tratto a morte il padre.
Sotto un ferro nemico egli è caduto.
MATILDE
Ohimè!
ARNOLDO
Non sai tu forse
Chi dirigesse il colpo?
MATILDE
Ah! freme il core oppresso…
ARNOLDO
Tel disse il tuo terror… Gessler.
MATILDE
Ei stesso?
Ah! se privo di speme è l’amore,
Non mi resta che pianto e terrore,
Infelice per sempre sarò.
Un delitto a me toglie il mio bene,
Fa più acerbe le immense mie pene,
Né il suo duol confortar io potrò.
Ah! che invan provocando il destino
A te salda serbai la mia fé;
Ché se tu non mi sei più vicino
Sarà morte la vita per me.
E per colmo di duol così rio
A te un padre il delitto rapi;
Né divider, piangendo, poss’io
Quel destin che te stesso colpì.
Ma in onta a un fato barbaro
Per sempre il mesto cor
Conserverà l’imagine
Del mio liberator.
Odesi un suono lontano.
ARNOLDO
Qual fragor! Qual suono ascolto?
Che sarà ?
MATILDE
Gessler si desta.
ARNOLDO
Ei verrà dal fulmin côlto.
MATILDE
Oggi scende ad una festa
Che in Altdorf ei fe’ bandir.
Fuggi… Ah! fuggi un uom fatale,
La sua gioia è ognor mortale;
Se mai priego al cor ti scese
Fuggi, o misero.
ARNOLDO
Io fuggir?
MATILDE
Se a me niega di seguirti
Reo poter di sorte austera,
L’alma mia ti segue intiera
Fida sempre al tuo soffrir.
ARNOLDO
Fanno insulto al duol quei canti;
Io qui resto per punir.
MATILDE
Pensa, Arnoldo…
ARNOLDO
Al padre io penso.
MATILDE e ARNOLDO
Sacrifizio io gli offro immenso
Se ti lascio nel martir.
Dunque addio, per sempre addio,
Il destin si dee compir.
Partono per lati opposti.
Gran piazza d’Altdorf.
Scena II
Nel fondo scorgesi il castello di Gessler.
Da una parte evvi un palco destinato al Governatore.
Ornano la piazza alcuni alberi di tigli, meli, ecc.
Nel mezzo sarà piantato un palo a cui è sovrapposto
un trofeo di armi, al quale tutti dovranno inchinarsi.
Gessler, Rodolfo, ufficiali, paggi, guardie,
coro di soldati e di svizzeri, e popolo.
SOLDATI
Gloria al poter supremo,
Gloria a Gessler,
Terror del mondo inter.
Nella sua rabbia estrema
Ei lancia l’anatema
Sul popolo e il guerrier.
SVIZZERE
(Ben altre leggi avremo,
Matilde, un dì per te.
Il tuo poter supremo
Sia tutto amor e fé.)
(torna su)
GESSLER
L’orgoglioso invan pretende
Disfidar la mia vendetta,
Le mie leggi trasgredir.
Dee ciascun, come me stesso,
D’ogni grado, d’ogni sesso,
Quest’insegna riverir.
(va a sedersi sul palco)
SOLDATI
Gloria al poter supremo,
Gloria a Gessler,
Terror del mondo inter.
Nella sua rabbia estrema
Ei lancia l’anatema
Sul popolo e il guerrier.
SVIZZERE
(Ben altre leggi avremo,
Matilde, un dì per te.
Il tuo poter supremo
Sia tutto amor e fé.)
(torna su)
GESSLER
Che l’impero germano oggi riceva
Della vostra obbedienza il sacro pegno.
Da un secolo ei si degna
Un appoggio accordar col suo potere
Alla fralezza vostra. Da vittoria
I nostri dritti allora
Vennero assicurati,
E fur dagli avi vostri rispettati.
Co’ canti e in un co’ giuochi
Di questo dì l’orgoglio
S’esalti. Udiste? Il voglio.
SVIZZERE
Quell’agil piè
Ch’egual non ha,
Invan l’augel
Seguir potrà .
SVIZZERI
La tua danza sì leggiera,
Pastorella forestiera,
Oggi al canto s’unirà .
Non ha aprile
Fior gentile
Che pareggi
Tua beltà .
TUTTI
Non ha l’aprile
Un fior più gentile
Che sia simile
A tua beltà .
(torna su)
Segue danza.
Scena III
Alcuni soldati trascinano sul proscenio Guglielmo ed il figlio,
che hanno osservati tra la folla, e detti.
RODOLFO
(a Guglielmo)
Inchinati, superbo.
GUGLIELMO
Nella fiacchezza sua se puoi tu, armato,
Un popolo avvilir, me no, che sprezzo
Qualunque legge che a viltà mi spinge.
RODOLFO
Miserabile!
SVIZZERI
(Oh qual funesto ardire!
Per lui temer dobbiamo!)
RODOLFO
(a Gessler)
Avvi chi tenta
Infranger le tue leggi.
GESSLER
Qual è,
qual è l’audace?
RODOLFO
È al tuo cospetto.
GUGLIELMO
Il tuo poter rispetto,
Venero le tue leggi… e non pertanto
Il capo io piego innanzi a Dio soltanto…
GESSLER
Cedi, obbedisci, o trema.
La mia voce, i tuoi rischi
Ti minacciano insiem. Mira quest’armi,
Osserva que’ soldati.
GUGLIELMO
Io t’odo, io vedo,
E non t’intendo ancora.
GESSLER
Lo schiavo ch’è ribelle al suo signore,
Non freme in preveder la propria sorte?
GUGLIELMO
E qui sarei, ov’io temessi morte?
RODOLFO
Quest’ardire, signor, me lo palesa:
Egli è Guglielmo Tell, è quell’iniquo
Che Leutoldo sottrasse all’ira tua.
GESSLER
S’arresti, olà !
SOLDATI
Gli è quello
L’arcier temuto tanto,
L’ardito remator.
GESSLER
Per lui non v’ha pietade;
Ei cadde in poter mio.
GUGLIELMO
L’ultimo almen foss’io
Scherno del tuo furor.
GESSLER
Quel fasto m’offende,
Furente mi rende.
Dal fulmin colpito
Piegar ti vedrò.
RODOLFO
Dal fulmin colpito
Domato il vedrò.
Andiam, si disarmi,
Fuggire non può.
GUGLIELMO
(Oh perfida sorte!
Diletto mio figlio,
T’invola al periglio,
E lieto morrò.)
JEMMY
(Quel fulmin che pende
Felice mi rende
Se teco colpito
Morire potrò.)
Vien tolta la balestra e la faretra a Guglielmo.
GUGLIELMO
(a Jemmy di nascosto)
(Corri alla madre, e fa’ che tosto incenda
De’ nostri monti sull’estrema cima
La fiamma che segnale a’ tre Cantoni
Sia di battaglia.)
GESSLER
(a Jemmy che s’allontana)
Arresta!
(La loro tenerezza
La mia vendetta infiamma.)
(a Guglielmo)
A me rispondi.
E questo il figlio tuo?
GUGLIELMO
Il solo.
GESSLER
(scendendo dal palco)
Ebben, salvarlo vuoi?
GUGLIELMO
Salvarlo!
Qual è il suo fallo mai?
GESSLER
L’esserti figlio,
Il tuo parlar, l’incauto orgoglio tuo.
GUGLIELMO
Io solo, io sol t’offesi:
Me solo punir dêi.
GESSLER
(distaccando un pomo da un albero)
Del suo perdono or tu l’arbitro sei.
Siccome abile arciero
Ti tiene ognun de’ tuoi,
Sul capo di tuo figlio
Pongasi questo pomo, e tu col dardo
Involarglielo dêi sotto il mio sguardo.
GUGLIELMO
Che chiedi mai!
GESSLER
Lo voglio.
GUGLIELMO
Qual orribile decreto!
Sul figlio mio!.. mi perdo!..
E tu, crudel, puoi comandarlo? Ah! mai…
Troppo grande è il delitto.
GESSLER
Obbedisci!
GUGLIELMO
Ma tu figli non hai?
V’è un Dio, Gessler…
GESSLER
Obbedisci!
GUGLIELMO
Egli n’ascolta…
GESSLER
Assai
Dicesti; cedi alfin.
GUGLIELMO
Non posso.
GESSLER
(ai soldati)
Pera,
Pera il suo figlio.
GUGLIELMO
Ah! no… terribil legge!
Gessler, di me trionfi,
Una viltà m’impone
La vita di mio figlio:
Gessler, innanzi a te mi prostro.
GESSLER
(deridendo Guglielmo con sarcasmo)
Ecco l’arcier temuto,
L’ardito remator. La tema il vince,
Lo abbatte un detto.
GUGLIELMO
Ah! questo avvilimento
È giusto e mi punisci a dritto.
JEMMY
Ah! padre,
Pensa alla tua destrezza!
GUGLIELMO
Temo il troppo amor mio.
JEMMY
Dammi la mano,
Posala sul mio cor,
Senti: di tema no, batte d’amor.
GUGLIELMO
Ti benedico figlio mio, piangendo,
E il prisco ardir sul petto tuo riprendo.
La calma del tuo core
Ritorna a me vigore.
(Affetti miei, tacete.)
A me l’armi porgete.
Io son Guglielmo Tell.
Gli vien restituita la balestra e la faretra che vuota per terra;
sceglie uno strale e ne cela un altro sotto la veste.
GESSLER
S’annodi il figlio suo.
JEMMY
Annodarmi! che ingiuria! Ah! no, che almeno
Libero io mora. Espongo
Senza tremare il capo al colpo orrendo,
E senza impallidir fermo l’attendo.
SVIZZERI
(Ah! nemmeno l’innocenza
Può calmar la sua vendetta!)
JEMMY
Coraggio, padre mio!
GUGLIELMO
Alla sua voce, dalla man mi cadono
Quest’armi abbominate,
E le luci ho di pianto ottenebrate.
Mio figlio! ch’io t’abbracci
Un’altra volta ancora.
(Al cenno di Gessler,
Jemmy ritorna presso Guglielmo.)
Resta immobile, e vêr la terra inchina
Un ginocchio a pregar. Invoca Iddio,
Ché, sol per suo favore,
Al sen tornar potrai del genitore.
Così riman col guardo fiso al ciel.
Tu per amore vacillar potresti
Vedendo contro te lanciar l’acuto stral,
Un moto sol potrebbe
La vita a noi costar.
Jemmy, pensa a tua madre.
Ella ci attende insiem.
Vien posto il pomo sul capo di Jemmy
ch’è tornato in fretta al suo posto;
Guglielmo con torbidi sguardi scorre intorno la piazza;
guarda Gessler e porta la mano dove ha celato il secondo strale;
prende la mira, scocca e coglie il pomo.
SVIZZERI
Vittoria!
JEMMY
Oh, padre!
SVIZZERI
Sua vita è salva.
GUGLIELMO
Ciel!
GESSLER
Il pomo colse, oh rabbia!
SVIZZERI
Dal capo glielo tolse.
Guglielmo trionfò.
GESSLER
Oh furor!
SVIZZERI
Grazie, o Ciel!
JEMMY
Ei mi salvò la vita,
Un padre potea mai spegnere il figlio?
GUGLIELMO
Io più non reggo… io mi sostengo appena…
Sei tu, mio caro figlio?
Io soccombo alla gioia!
(sviene abbracciando il figlio,
e gli cade lo strale che aveva nascosto)
JEMMY
Ah! soccorrete il padre.
GESSLER
(Ei sfugge all’ira mia…)
(osservando il dardo caduto)
Che vedo!
GUGLIELMO
Oh cielo! il sol mio ben salvai.
GESSLER
Quel dardo a che?
GUGLIELMO
Per te, s’egli era estinto.
GESSLER
Trema!
GUGLIELMO
Io tremar?
GESSLER
Sia di catene avvinto.
I soldati eseguiscono.
Scena IV
Matilde, damigelle e detti.
MATILDE
Fia ver? delitto orrendo!
SVIZZERI
(E ancor dobbiam soffrir?)
SOLDATI
Entrambi den morir.
GESSLER
Che tosto sien troncati
Lor giorni sciagurati.
Io lo giurai, ma i rei
Sfidar gli sdegni miei,
Attendan quindi in ceppi
L’ora del loro morir.
MATILDE
Che! il figlio?.. Ah! no: t’arresta.
Fiera sentenza è questa.
GESSLER
Dato fu il segno e basti;
Meco tu invan contrasti.
Il figlio ancor…
MATILDE
Giammai,
Giammai finché vivrò.
(ai soldati)
In nome del sovrano
Suo figlio a me sia dato.
(a Gessler)
Un popol vedi, insano,
Contro di te sdegnato,
E tu resisti ancor?
RODOLFO
(sottovoce a Gessler)
(Cedilo: il padre
Almen ne resta.)
SVIZZERI
Ah! sì, bontade
Del cielo è questa.
Gessler cede e dà ordine che Jemmy
sia affidato a Matilde.
GESSLER
Guglielmo!.. oh sorte
Atra, funesta!
(vedendolo incatenato fra i soldati)
Tal premio ottiene
La sua virtù?
RODOLFO
(sottovoce a Gessler)
Mormoran essi;
Non li odi tu?
GESSLER
L’audacia dell’infido
Nell’odio lor rivive.
Verso Kusmac il guido:
Per lago il condurrò.
RODOLFO
Sul lago?.. la bufera…
Deh! pensa…
GESSLER
Van timor!
(deridendo Guglielmo)
Chi mai, chi mai dispera
Dell’abil remator?
A nuovo il traggo orribile
Supplizio entro Kusmac,
A cui fa cinta il lago.
SVIZZERI
Grazia!
GESSLER
Sì, or or vedrete,
Come ciascun fo pago.
Io l’abbandono a’ rettili.
La lor vorace fame
Gli schiuderà l’avello.
JEMMY
Ah padre!
GUGLIELMO
Oh figlio!
SVIZZERI
Grazia!
Grazia!
GESSLER
Giammai!..
MATILDE
Oh ciel!..
(È il suo destin segnato,
Ma fia per me salvato
Il figlio e il genitor.)
JEMMY
(a Matilde)
Quando mi vuol l’ingrato
Da un padre separato,
In voi sol spera il cor.
GUGLIELMO
(a Gessler)
Compi il crudel mio fato,
Ma almeno il figlio amato
Sia tolto a tant’orror.
RODOLFO, GESSLER e SOLDATI
L’ira sola che l’accende/m’accende
Il lor sangue può placar.
SVIZZERI
(Misero! a qual mai fato
Serbato è il suo valor!)
GESSLER
(al popolo)
Si sgombri, olà ! il recinto,
O a’ piedi vostri estinto
Faccio costui cader.
(Temon la mia vendetta.)
RODOLFO e SOLDATI
Il cenno ognun rispetta,
Temon la tua vendetta.
SVIZZERI
(Silenzio: assicuriamo
Il dì della vendetta.)
GUGLIELMO
Anà tema a Gessler!
JEMMY
(a Matilde)
Udiste la sentenza?
Anà tema a Gessler!
RODOLFO e SOLDATI
E noi tanta insolenza
Dovrem soffrir, tacer?
SVIZZERI
Anà tema a Gessler!
Ei di morte è sul sentier.
GESSLER
Se alcun di lor s’inoltra,
Si faccia al suol cader.
MATILDE
Ah! vieni tu con me.
(conduce seco Jemmy)
SOLDATI
Evviva, evviva Gessler.
SVIZZERI
Anà tema a Gessler.
Gessler, Rodolfo ed i soldati si fanno largo
nella confusione del popolo,
e trascinano Guglielmo altrove.
Matilde conduce seco Jemmy.
Il popolo, incalzato dai soldati,
si allontana nella massima costernazione. ^
Appendice
L’interno di una vecchia capanna in ruine,
che avvicina ai giardini del castello di Altdorf.
Scena prima
Matilde e Arnoldo.
MATILDE
Oh ciel! Sì torbido e perché?
È questo il dolce addio
Che tu mi dai ben mio?
Non temer, al mio sen
Presto ti stringerò.
ARNOLDO
No! Io resto: l’onor
Me lo impone e il dover!
Io resto: vendicar vo’ il padre!
MATILDE
Che speri tu?
ARNOLDO
Voglio
Sangue e vendetta! Questo
È l’unico mio pensier!
Alla gloria
Agli onori rinuncio…
All’amore, a Matilde!..
MATILDE
A me? Arnoldo!
ARNOLDO
Che vuoi di più?
Il padre mio
Empi sicari han spento!
MATILDE
Ciel!
ARNOLDO
E sai tu chi guidò la lor man?
MATILDE
Gelo d’orror… finisci!
ARNOLDO
Te lo dice il terror: Gessler.
MATILDE
Gessler!
Pel nostro amore
Non v’ha più speme,
Ci aspettan solo
Affanni e pene,
A noi la sorte
È avversa ognor.
Ah! Matilde sventurata!
Per te pace più non v’è.
Sdegnata, l’ombra di tuo padre s’oppone
Al nostro infausto amor;
Un dover crudel t’aspetta;
Arnoldo, compi il tuo dover.
O giorno di sciagure!
Ho in odio il suol natio!
Ora che il padre tu dèi vendicar
Più non ti lice a Matilde pensar!
Da te, mio ben, lontano
Traendo i mesti dì
Farò le piagge invano
Del nome tuo sonar.
L’immago tua scolpita
Nel cor io porterò.
Chi mi salvò la vita,
Giammai scordar saprò!
Quai grida? Qual mai
Romor si sente?.. Gessler
Si desta. Ohimè! Una festa militare
Già annuncia quel romor!
Ah! Non ti esponi
Ai sguardi lor,
Arnoldo! Ah! Credi
All’amor mio.
Fuggi! O tremar
Per te degg’io.
Sì! Và ! Ah, se cara
A te son io,
No! Non tardar
Di più ben mio,
O mi farai
Dal duol morir. Ovunque
Ti trarrà la sorte, ti seguiranno
I miei sospir. Li senti tu? Quei canti
M’empiono di terror!
Per pietà , non tardar!
Ah! pensa sol al padre…
(Oh! Quale istante di dolor. Straziar
Mi sento in seno il cor!)
Giammai scordar
Io ti saprò!
Arnoldo parte a sinistra e Matilde a destra del pubblico.
Prosegui alla scena seconda.