Gioacchino Rossini – Guglielmo Tell – Atto II

(le nostre parti: Del raggiante)

Valle profonda.
In lontano vedesi il villaggio di Brunnen
ai piedi delle alte montagne del Rütli.
A sinistra dell’attore si scorge parte del lago dei Quattro Cantoni.
Incomincia la notte.
Scena I
Coro di cacciatori recando le uccise belve,
indi coro di pastori di dentro.
CORO
Qual silvestre metro intorno
Si congiunge al nostro corno!
Mesce il daino il suon morente
Al fragore del torrente.
Ed allor ch’estinto resta
Chi la gioia può imitar?
Il furor della tempesta
Può quel giubilo eguagliar.
Odesi il suono d’una campana,
quindi la cornamusa dei boari svizzeri.
UN CACCIATORE
Qual suon?.. Udiam.

CORO DI PASTORI
Del raggiante lago in seno
Cade il giorno.
Il suo placido sereno
Sparve intorno.
La campana del villaggio
Di partenza è a noi messaggio.
Già cade il dì.

UN CACCIATORE
La molesta voce è questa
Del monotono pastor.
Suono lontano.

CORO
Di Gessler risuona il corno.
Ciascun riede al suo soggiorno,
Già cade il dì.
(partono)

(torna su)
Scena II
Matilde sola.
MATILDE
S’allontanano alfine!
Io sperai rivederlo,
E il cor non m’ha ingannata,
Ei mi seguìa… lontano esser non puote…
Io tremo… ohimè!.. se qui venisse mai!
Onde l’arcano sentimento estremo
Di cui nutro l’ardor, ch’amo fors’anco!
Arnoldo! Arnoldo! ah! sei pur tu ch’io bramo.
Semplice abitator di questi campi,
Di questi monti caro orgoglio e speme,
Sei tu sol che incanti il mio pensiero,
Che il mio timor cagioni. Oh! almen ch’io possa
Confessarlo a me stessa… io t’amo, Arnoldo!
Tu i giorni miei salvasti,
E l’amor più possente in me destasti.
Selva opaca, deserta brughiera
Qual piacer la tua vista mi dà.
Sovra i monti ove il turbine impera
Alla calma il mio cor s’aprirà.
L’eco sol le mie pene udirà.
Tu, bell’astro, al cui dolce riflesso
Il mio passo vagante sen va,
Tu m’addita ove Arnoldo s’aggira;
A lui solo il mio cuor s’aprirà,
Esso sol le mie pene udirà.
Scena III
Arnoldo e detta.
ARNOLDO
Se il mio giungere t’oltraggia,
Mel perdona, Matilde. I passi miei,
Incauto sino a te spinger osai.
MATILDE
A mutua colpa è facile il perdono.
Arnoldo, io t’attendea.
ARNOLDO
Questi soavi accenti, ah! ben lo veggo,
Ha la pietà inspirati.
Deh! compiangi il mio stato;
Amandoti io t’offendo.
Il mio destino è orribile!
MATILDE
Ed è men tristo il mio?
ARNOLDO
Uopo è però
Che in così dolce e barbaro momento,
E fors’anco l’estremo,
L’alma figlia dei re
A conoscermi apprenda.
Io con nobile orgoglio ardisco dirlo:
Il ciel per te dato m’avea la vita.
D’un fatal pregiudizio
Lo scoglio misurai.
Col suo poter esso tra noi s’innalza:
Rispettarlo saprò da te lontano.
Comandami, o Matilde,
Fuggir dagli occhi tuoi,
Che abbandoni la patria e il padre mio,
Morte trovar sovra straniera terra,
Sceglier per tomba inospital foresta;
Parla, pronunzia un solo accento.
MATILDE
Arresta.
Tutto apprendi, o sventurato,
Il segreto del mio cor.
Per te solo fu piagato,
Per te palpita d’amor.
ARNOLDO
Se tu m’ami, se all’affetto
Puoi risponder del mio cor,
Una speme avere in petto
Io potrò di pace ancor.
Ma tra noi qual mai distanza,
Quanti ostacoli vi sono!
MATILDE
Ah, non perder la speranza:
Tutto il ciel ti dette in dono.
ARNOLDO
Cari, onesti e dolci accenti!
Di piacer colmate il cor.
MATILDE
(Posso amarlo. Quai momenti
Proverò di gioia e amor!)
Riedi al campo della gloria
Nuovi allori a conquistar…
Potrai sol colla vittoria
La mia destra meritar.
ARNOLDO
Riedo al campo della gloria
Nuovi allori a meritar.
Quando in premio di vittoria
Cesserò di palpitar?
MATILDE e ARNOLDO
Il core che t’ama
Sol cerca, sol brama
Di viver con te.
Ah! questa speranza,
Che sola m’avanza
Fia sempre con me.
S’ode un calpestìo.
MATILDE
Alcun vien… Separiamoci.
ARNOLDO
Potrò vederti ancora?
MATILDE
Al nuovo giorno,
ARNOLDO
Oh gioia!
MATILDE
Quando sorga l’aurora,
Nell’antico tempietto,
Al cospetto di Dio,
Da te riceverò l’ultimo addio.
ARNOLDO
(cade a’ piedi di Matilde e le bacia la mano)
Oh! suprema bontà!
MATILDE
Forza è lasciarti.
ARNOLDO
Cielo! Guglielmo!
Gualtier! Dio! Parti, ah! parti.
Matilde parte.
Scena IV
Gualtiero, Guglielmo e detto.
GUGLIELMO
Solo non eri in questo loco.
ARNOLDO
Ebbene?
GUGLIELMO
Un colloquio ben grato
A turbar giunsi.
ARNOLDO
Eppure io non vi chiedo
A che mirate…
GUALTIERO
E forse,
Più che a ciascun, è a te mestieri udirlo.
GUGLIELMO
No. Ad Arnoldo che importa
S’egli abbandona i suoi,
S’egli in segreto aspira
A servir chi ne opprime?
ARNOLDO
E d’onde il sai?
GUGLIELMO
Dal fuggir di Matilde e dal tuo stato.
ARNOLDO
E tu mi vegli!
GUGLIELMO
Io stesso!
In questo cor lanciasti
Sin da ieri il sospetto.
ARNOLDO
Ma se amassi?
GUALTIERO
Gran Dio!
ARNOLDO
Se amato io fossi,
I supposti…
GUGLIELMO
Sarian veri.
ARNOLDO
E il mio amore…
GUALTIERO
Empio saria.
ARNOLDO
Matilde…
GUGLIELMO
Ell’è nostra nemica.
GUALTIERO
Ha nelle vene un abborrito sangue.
GUGLIELMO
E vilmente egli cadde a’ piedi suoi.
ARNOLDO
Ma di qual dritto il cieco furor vostro?..
GUGLIELMO
Un solo accento, e ti sarà palese.
Sai, tu, Arnoldo, che sia l’amor di patria?
ARNOLDO
Voi parlate di patria?
Ah, non ve n’ha per noi.
Io lascio queste rive
Abitate dall’odio,
Dalla discordia, dal timor: fantasmi
Di servitudi orrende.
In arene men triste onor m’attende.
GUGLIELMO
Allor che scorre – De’ forti il sangue!
Che tutto langue, – Che tutto è orror,
La spada impugna, – Gessler difendi,
La vita splendi – Pel traditor.
ARNOLDO
Al campo volo – Onor m’attende,
Ardir m’accende, – M’accende amor.
Desìo di gloria – M’invita all’armi:
È di vittoria – Ardente il cor.
GUALTIERO
Estinto un vecchio – Gessler facea,
Quell’alma rea – Svenar lo fe’
Da noi vendetta – L’estinto aspetta,
E la domanda, – La vuol da te.
ARNOLDO
Oh, qual mistero orrendo!..
Un vecchio ei spense!.. Oh Dio!
GUALTIERO
Per te moria piangendo…
ARNOLDO
Ed è?..
GUALTIERO
Tacer degg’io.
GUGLIELMO
S’ei parla, il cor ti squarcia.
ARNOLDO
Mio padre! . .
GUALTIERO
Sciagurato!
Ei stesso fu svenato,
Ei stesso cadde spento
Per man dell’oppressor.
ARNOLDO
Ah, che sento!.. il padre!.. ohimè! io spiro…
Troncar suoi dì
Quell’empio ardiva,
Ed il mio acciar
Non si snudò!
Mio padre, ohimè!
Mi malediva,
Ed io la patria
Allor tradiva!..
Cielo! mai più
Lo rivedrò!
GUGLIELMO e GUALTIERO
(Quali smanie! egli appena respira.
Il rimorso che il cor gli martira
Dell’amor ogni nodo spezzò;
A quel duolo già cade e delira,
Già la benda fatale strappò.)
ARNOLDO
È dunque vero?
GUALTIERO
Vidi il delitto;
Il derelitto
Vidi spirar.
ARNOLDO
Che far?.. Gran Dio!
GUGLIELMO
Il tuo dover.
ARNOLDO
Morir degg’io…
GUGLIELMO
Viver dêi tu.
ARNOLDO
Quell’empio al suolo
Cadrà svenato.
Io l’ho giurato
Pel genitor.
GUGLIELMO
Deh! frena i tuoi trasporti,
Deh, calma l’ira omai
E vendicar potrai
La patria, il genitor.
ARNOLDO
E a che tardiam?
GUGLIELMO
La notte
A’ voti nostri amica,
Già distende su noi
Un’ombra protettrice,
E tu vedrai tra poco
Avvolti nel mistero
Qui giunger cauti i generosi amici
Che udranno i pianti tuoi,
E il vomere e la falce,
Cangiati in brandi ed aste
Tentar con miglior sorte
O libertade o morte.
ARNOLDO, GUGLIELMO e GUALTIERO
O libertade o morte.
La gloria infiammi – I nostri petti,
Il ciel propizio – Con noi cospira;
Del padre l’ombra – Il cor c’ispira,
Chiede vendetta – E non dolor.
Nel suo destino – Ei fortunato
Con la sua morte – Par che ci dica
Che del martirio – Il serto è dato
A coronare – Tanta virtù.
GUGLIELMO
Confuso da quel bosco
Sembrami udir fragor.
GUALTIERO
Ascoltiamo .
ARNOLDO
Silenzio.
GUALTIERO
Sì, ascoltiamo.
Di numerosi passi
Risuona la foresta.
ARNOLDO
Più lo strepito appressa.
GUALTIERO
Chi avanza?
Scena V
Abitanti d’Unterwalden, e detti.
CORO
Amici della patria.
GUGLIELMO
Oh ventura!
ARNOLDO
Oh vendetta.
ARNOLDO, GUGLIELMO e GUALTIERO
Onore al cor del forte.
CORO
Con ardor richiese il cor
Di sfidar, di superar
La distanza ed i perigli,
E ogni cor con ardor
Brama vincere o morir.
Il vigor de’ tuoi consigli
Nuovo in noi desta ardir.
GUGLIELMO
O d’Unterwald voi generosi figli!
Questo nobile ardor non ne sorprende.
GUALTIERO
Imitarlo sapremo.
Si ode una tromba.
Degli amici di Schwitz
Odo la tromba risuonar d’intorno;
È surto, o patria, di tua gloria il giorno!
Scena VI
Abitanti di Schwitz, e detti.
CORO
Domo, o ciel, da uno straniero,
A’ suoi mali il forte indura,
E coperto dal mistero,
Quivi è tratto a lagrimar.
Qui sol può la sua sciagura
Col suo pianto mitigar.
GUGLIELMO
E scusabil la tema
In chi tra’ ceppi vive.
Alla mia speme v’affidate: amica
Ne arriderà la sorte.
Onore al cor del forte!
TUTTI
Onore al cor del forte!
GUALTIERO
D’Uri mancan soltanto
I magnanimi amici.
GUGLIELMO
Onde le tracce
Nasconder de’ lor passi,
E per meglio celar la nostra impresa,
S’apron co’ remi loro
Sul mobile elemento
Il sol sentier che non inganna mai.

Dal lago vedonsi approdare alla riva diverse navicelle.
GUALTIERO
De’ prodi, ascolta, è già compiuto il patto.
Non odi tu?
GUGLIELMO
Chi viene?
Scena VII
Abitanti d’Uri dalla parte del lago e detti.
CORO
Amici della patria.
GUGLIELMO
Onore della patria a’ difensor.
TUTTI
(meno gli abitanti di Uri)
Onore della patria a’ difensor.
CORO
Guglielmo, sol per te
Tre popoli s’unîr,
Il barbaro a punir
Ciascuno è presto.
Parla, e il tuo dir sarà
Di stimolo al codardo;
E come acceso dardo
Il core infiammerà.
GUGLIELMO
La valanga che volve
Dalla cima dei monti,
E morte suol lasciar sui campi nostri,
In sé mali men crudi,
Men funesti rinserra
Di quei che versa empio tiranno in terra.
GUGLIELMO e GUALTIERO
All’armi!
TUTTI
All’armi!
(partono)